Il 'Bullet', il van di Iverson
Per qualcuno potrà sembrare un esercizio di stile, per qualcun altro semplicemente una trasformazione azzardata e fuori luogo ma una cosa è sicura: tutto ciò che prende forma in quell'affascinante terra chiamata California finisce col passare alla storia.
In questo caso siamo davanti ad una trasformazione "tardiva" e decisamente dal sapore più esotico (se vogliamo definirla così), su di una base un po' meno diffusa rispetto a quelle che abbiamo già visto e conosciuto (il Jersey Looker e gli innumerevoli Split trasformati secondo le contaminazioni del vanning) ma che comunque si è prestata bene: un VW T2 'early model', più diffusamente conosciuto anche come Baywindow.
Il minimo comune denominatore è sempre e comunque uno e lo si può riassumere in una semplice parola: custom. Possiamo anche sbilanciarci ed arrivare ad usarne ben due, perché qui ha senso parlare di quality custom.
"Bullet" è il suo nome in codice. Cinque i mesi che ci sono voluti per giungere alla sua completa metamorfosi. Quattro i colori necessari per l'estetica. Gli ingredienti? Indubbiamente e principalmente uno: un'enorme quantità di buon gusto. L'artefice? Beh... solo un nome, che nel panorama americano delle VW significa molto: Chick Iverson. Ci troviamo esattamente a Newport Beach, CA e siamo nei favolosi anni '70.
Chick Iverson fu uno dei maggiori VW-Porsche-Audi dealers californiani e realizzò questo veicolo per il figlio (Chick Iverson IV). Su quest'onda e soprattutto su richiesta speciale, venne realizzata una piccola serie di esemplari simili. Pare proprio che il cocktail funzionò e trovò fin da subito il giusto consenso tra gli amanti di questi veicoli.
L'estetica di prim'ordine prevedeva paraurti frontale e posteriore ridisegnati e cromati, rigorosamente sulla base degli originali e parafanghi posteriormente tagliati come "da tradizione" nonché raccordati con il classico labbro.
La verniciatura completava l'impatto visivo, con i suoi 4 colori che spaziavano dal grigio al nero. Erano infatti stati scelti un argento di derivazione Edsel del '58 per il tetto, una tinta ebano per la parte superiore della carrozzeria (all'altezza dei vetri), un grigio/argento di provenienza Cadillac per la parte inferiore mentre per la linea di cintura subito sotto al parabrezza si era scelto un argento Porsche. Beh... che dire, il mix era decisamente vario ma in perfetto equilibrio!
C'è lo zampino di Neil Emory sia per i paraurti sia per le ruote scelte. Quello di Emory è un nome ben noto nel panorama delle customizzazioni, soprattutto per i molti anni dedicati a questa disciplina. Originario di Burbank, CA passò buona parte della sua gioventù nei garage delle sue zone osservando i lavori svolti dagli operai finché non acquistò l'esperienza e l'opportunità per aprire un'attività in proprio. Neil e suo figlio Don prestarono la loro opera alla Iverson Inc. e furono gli artefici della verniciatura di questo veicolo.
L'interno. Come ogni van che si rispettava e che risultava perfettamente centrato in quell'era, l'interno del vano posteriore non poteva che essere rivestito dal famoso shaggy carpet, il rivestimento peloso che ricopriva pavimento e persino il cielo, in diverse tonalità di blu. Il tutto ovviamente mantenendo il veicolo semplice e sobrio. La privacy veniva garantita dalla tenda in velluto nero che impediva ai curiosi di sbirciare l'interno attraverso il lunotto posteriore.
Nella cabina di guida invece erano alloggiati una coppia di sedili a conchetta rivestiti in Naugahyde nero (talvolta abbreviato anche con Nauga), una sorta di similpelle. Il pavimento della cabina di guida era invece ricoperto di moquette nera. I pannelli laterali delle portiere vedevano il caratteristico rivestimento con cuciture fat biscuit, cioè a quadrettoni, molto in voga anche sui Cal-look dell'epoca.
Il sistema AM-FM e mangianastri della LearJet era alloggiato dietro il sedile passeggero proprio per renderlo più alla portata di mano del conducente. Il sistema audio era completato da un paio casse della J.B. Lansing, montate negli angoli del vano posteriore, ognuna delle quali conteneva 2 altoparlanti da 8 pollici di diametro.
Veniamo ora alla meccanica. Questo van, contrariamente a quanto si può immaginare guardandolo, non prevede uno stravolgimento dei componenti del motore né tantomeno un vigoroso potenziamento. Le performance raggiunte furono dovute a poche modifiche alla meccanica stock.
Il motore è quello di un normale Baywindow del '71 mentre lo spinterogeno Bosch era di tipo Porsche. Un getto maggiorato del carburatore e l'adozione di candele dalla gradazione termica più fredda sono state le uniche modifiche apportate al blocco motore.
Per migliorarne la maneggevolezza e la stabilità furono adottate sospensioni Gabriel Hi-Jacker regolabili ad aria, cerchi Ansen e gomme Inglewood Pos-A-Tractions E70-14s per l'anteriore e L70-15s per il posteriore.
Piccole modifiche insomma ma nel complesso molto significative che diedero al van una stabilità eccellente ed un perfetto controllo in ogni situazione soprattutto durante manovre con presenza di vento, in occasione di cambi improvvisi di corsia o sui raccordi autostradali.
Nell'elenco delle modifiche future figurava un tetto apribile elettricamente più una serie di altre piccole modifiche sempre governate dal buon gusto, ma in tutto questo non figurava di certo la possibilità di vendere questo mezzo. Il talento di Iverson va ben più lontano dei $ 5300 che ci sono voluti per realizzarlo e non è un qualcosa di quantificabile in denaro.
Fonte: Pickup Van & 4WD magazine. Oct. 1972
R.I.P. Chick Jr. (August 30, 1952 - March 7, 1973).
Commenti
Posta un commento